Lo SMART WORKING non è il telelavoro! cos’è e come si attiva.

Lo SMART WORKING non è il telelavoro! cos’è e come si attiva.

 

LO SMART WORKING

D.P.C.M. 4 marzo 2020

(Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale)

Testo di legge

 

 

Per le aziende, del settore privato come di quello pubblico, la formula del telelavoro è estremamente conveniente: a partire dai consumi elettrici legati all’utilizzo di postazioni informatiche, illuminazione degli uffici e climatizzazione, permettere ai propri dipendenti di lavorare da casa o anche solo di gestire gli straordinari in telelavoro significa risparmiare sensibilmente sulla spesa corrente e sulla manutenzione delle strutture. Cambia in meglio anche il modo in cui l’organizzazione si interfaccia con le risorse umane, a patto naturalmente di sviluppare i giusti strumenti per la gestione dei team virtuali e ottimizzando i canali digitali. Gli sportelli fisici dell’ufficio HR possono essere sostituiti da contact center e piattaforme di social business network che, se opportunamente implementate su soluzioni di intelligenza artificiale, diventano sempre più efficienti grazie all’introduzione degli assistenti virtuali.

 

I vantaggi per il dipendente e i benefici per la produttività

Il dipendente che lavora da casa ha d’altra parte la possibilità di gestire meglio il proprio work-life balance, focalizzandosi al tempo stesso sulle attività prioritarie godendo del silenzio e della concentrazione dell’ambiente domestico. Il tempo solitamente impiegato per gli spostamenti casa-ufficio può essere valorizzato, devolvendolo sia per gli impegni lavorativi che per quelli personali, abbattendo inoltre i costi (e, va detto, lo stress) legati al pendolarismo. A beneficiarne sarà prima di ogni altra cosa l’umore, e quindi anche la produttività.

 

I vantaggi ambientali

Un’adozione di massa della pratica del telelavoro genererebbe pure indubbi benefici per l’ambiente. Basti pensare alla riduzione delle emissioni di CO2 e di polveri sottili causate dalla congestione del traffico, dall’utilizzo dei veicoli necessari a raggiungere il posto di lavoro e, di nuovo, dagli impianti di climatizzazione degli uffici.

 

LO SMARTWORKING NON E’ IL TELELAVORO

Innanzitutto perché il primo si può svolgere ovunque, anche all’interno della sede di lavoro in appositi spazi pensati, il secondo unicamente a casa del lavoratore dove si trasferisce l’ufficio del dipendente e quindi parte dell’azienda.

Il lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività.

La definizione di smart working, contenuta nella Legge n. 81/2017, pone l’accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l’accordo individuale e sull’utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (come ad esempio: pc portatili, tablet e smartphone).

Ai lavoratori agili viene garantita la parità di trattamento – economico e normativo – rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie. È, quindi, prevista la loro tutela in caso di infortuni e malattie professionali, secondo le modalità illustrate dall’INAIL nella Circolare n. 48/2017.

A partire dal 15 novembre 2017, le aziende sottoscrittrici di accordi individuali di smart working potranno procedere al loro invio attraverso l’apposita piattaforma informatica messa a disposizione sul portale dei servizi del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Per accedervi, sarà necessario possedere SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale); per tutti i soggetti già in possesso delle credenziali di accesso al portale dei servizi del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, si potrà utilizzare l’applicativo anche senza SPID.

Nell’invio dell’accordo individuale dovranno essere indicati i dati del datore di lavoro, del lavoratore, della tipologia di lavoro agile (tempo determinato o indeterminato) e della sua durata. Sarà, inoltre, possibile modificare i dati già inseriti a sistema o procedere all’annullamento dell’invio.

 

Le aziende che sottoscrivono un numero di accordi individuali elevato potranno effettuare la comunicazione in forma massiva.

 

L’Osservatorio del Politecnico di Milano lo definisce” una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”.

 

Per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, «lo Smart Working (o Lavoro Agile) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività».

 

Lo Smart Working non è però una semplice iniziativa di work-life balance e welfare aziendale per le persone: si innesca in un percorso di profondo cambiamento culturale e richiede un’evoluzione dei modelli organizzativi aziendali, per cui si deve prevedere una roadmap dettagliata fase per fase. Bisogna sempre ricordare, infatti, che è un progetto intrinsecamente multidisciplinare, che presuppone una governance integrata tra gli attori coinvolti.

 

Secondo il modello proposto da P4I, una delle leve è quella legata alle policy organizzative, ovvero le regole e linee guida relative alla flessibilità di orario (inizio, fine e durata complessiva), di luogo di lavoro e alla possibilità di scegliere e personalizzare i propri strumenti di lavoro.

Poi ci sono le tecnologie digitali che, in funzione della loro qualità e diffusione, possono ampliare e rendere virtuale lo spazio di lavoro, abilitare e supportare nuovi modi di lavorare, facilitare la comunicazione, la collaborazione e la creazione di network di relazioni professionali tra colleghi e con figure esterne all’organizzazione. Anche il layout fisico degli spazi di lavoro, inteso come configurazione degli spazi, ha un impatto significativo sulle modalità di lavoro delle persone e può condizionarne l’efficienza, l’efficacia e il benessere delle persone nel contesto lavorativo: la progettazione degli ambienti è fondamentale per garantire alle persone di lavorare in un luogo che soddisfi le loro necessità professionali, perché lo Smart Working non è praticabile solo fuori dall’ufficio.

Infine, come già accennato, ci sono i comportamenti e gli stili di leadership, legati sia alla cultura dei lavoratori e al loro modo di “vivere” il lavoro, sia all’approccio da parte dei capi all’esercizio dell’autorità e del controllo.

 

 

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